martedì 1 novembre 2011

LA STAZIONE CHE PROFUMA DI CONIGLIO ALLA CACCIATORA

Lo stato in cui versano le piccole stazioni ferroviarie italiane è vergognoso. Con l’automazione e l’eliminazione del personale, sono diventate fantasmi scomodi, con le finestre e le porte murate, invase dalle erbacce, presidiate da occhi luminosi sempre rossi e occupate da gabbiotti di ferro da cui esce fastidioso e inquietante il ronzio delle macchine che consentono la circolazione dei treni. Qualcuna di queste stazioni una volta pullulanti di vita, si è salvata, grazie di un’amministrazione comunale illuminata o alla capacità di un privato. Questo secondo caso è quello di Bruno, ultimo paese della provincia di Asti e luogo ove ha avuto origine la famiglia dei Marchesi Faa di Bruno che hanno dato alla patria condottieri santi e anche un attore. Nella stazione di Bruno d’Asti, strategicamente posta tra le rotaie della ferrovia e la strada provinciale per Alessandria, una giovane famiglia ha ristrutturato i locali trasformandoli in un bar che offe pure “piatti caldi”. E’ un pudore eccessivo per un posto dove si può gustare una cucina casalinga che neanche lontanamente ricorda (per fortuna) certi “piatti caldi” di microonde che abbondano nelle nostre città. Un antipasto semplice di affettati, una buona pasta al ragù, il pollo al vino o l’arrosto di maiale, ma qui ricordiamo anche di aver gustato un ottimo coniglio alla cacciatora, saporito e abbondante. Il dolce fatto in casa. Il vino sfuso è una Barbera delicatamente asprigna del posto. Il prezzo onestissimo. Il parcheggio enorme. Se passate da quelle parti, vale la pena.

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