lunedì 31 dicembre 2012

Torta delle rose di Marina


Gertrude Stein diceva che “una rosa è una rosa è una rosa ..”, parafrasando   “una torta è una torta è una torta...” e il massimo si raggiunge quando una torta è una … Torta delle Rose. Con questo dolce, creazione della signora Marina madre di un  collega, è stato amore a prima vista. Un florilegio di rose di pasta accoglie l’occhio e prepara all’incontro con il palato dove la torta si rivelerà semplice nel suo gusto antico di cose buone. Prevalenza, senza prevaricazione, di burro e di limone, è un piacere dell’anima più ancora che del gusto staccare il bocciolo di rosa, perché sarebbe sacrilego l’atto del tagliare, e mordere questa pasta spugnosa e delicata.
A seguire la ricetta.
Impastare 300 gr. di farina con un cucchiaio di zucchero, la buccia grattugiata di un limone, 3 tuorli di uovo, 3 cucchiai di olio di oliva, un quadratino di lievito sciolto in un bicchiere da yogurt pieno di latte ed un pizzico di sale.
Lavorare  bene 100 gr. di burro morbido con un bicchiere da yogurt di zucchero.
Stendere l’impasto con il matterello ed allargarci sopra  il burro e lo zucchero.
Arrotolare e tagliare delle rose di circa 3 cm. , sistemarle in una teglia di circa 28 cm, imburrata e infarinata ( se ne devono fare almeno 15).
Lasciare lievitare per un’ora e mezza circa.
Cuocere in forno già caldo a 200 gr. per i primi 15 minuti. Coperta dalla carta stagnola. Scoprirla ed abbassare a 180 gr. per altri 15 minuti e controllare.
Vuotarla subito altrimenti lo zucchero indurisce e non si stacca più

domenica 2 dicembre 2012

Etichette - Garayasusi, 2009 - Roberto Ceraudo


“Graya” in lingua arbresh, albanese antico, vuol dire “donna” e il nome Grayasusi è stato un omaggio di Roberto Ceraudo alla sua primogenita Susi. Il vino è un rosato poderoso che nasce da uve Gaglioppo della Val di Neto, a Strongoli, nella Calabria crotonese dove i Ceraudo sono stati pionieri delle coltivazioni biologiche. Questo Grayasusi etichetta rame, si presenta alla vista con un bel colore cerasuolo, al naso la complessità dei profumi si sostanzia, oltre che nella freschezza, negli aromi di frutta rossa. Le note di rosa canina e ciliegia, trovano all’assaggio la conferma di essere di fronte a un vino  che nella sua apparente semplicità cela una personalità complessa. Finale sapido e persistenza che sa di speziato. Nobile rosato adatto a primi di pasta, salumi, formaggi di media stagionatura, pesci e crostacei, carni bianche. Alcool 13,5. Costo medio per bottiglia da 750 cc.: Euro 11,00.  (Degustato a Torino, il 1 dicembre 2012)

domenica 18 novembre 2012

Mentone 2 - Elsa Plage, profumo di pesce e onde di mare.

Ora che il freddo inizia a mordere, con il suo seguito di nebbie e piogge, è bello andare con la memoria a un piccolo caratteristico ristorante di pesce a Mentone. L’Elsa Plage si trova sulla Promenade du Soleil, sul confine con Roquebrune. E’ una grande terrazza sul mare, metà dedicata a stabilimento balneare e metà riservata al ristorante. Sia a pranzo che a  cena è gradevole mangiare con il sottofondo delle onde che si frangono sugli scogli sotto di voi, chiaramente se avrete avuto la lungimiranza di prenotare chiedendo espressamente un tavolo bord de mer! La specialità dell’Elsa Plage è il pesce, pescato fresco e preparato soprattutto alla griglia, senza le tante salsine che fanno le felicità dei nostri cugini. Ricordiamo ancora con piacere due branzini deliziosi e alcuni scampi veramente freschi. Interessanti i vini, in particolare alcuni rosè provenzali e una originale quanto ottima crema catalana gelata. Prezzi non proprio popolari. Servizio simpatico, cordiale e veloce.
Bar – Glacier Restaurant  ELSA  PLAGE – 1, Promenade du Soleil, Menton - +33 04 93 3580 83  

mercoledì 14 novembre 2012

Etichette. SORI' DEI MORI


La Cantina sociale di Vinchio e Vaglio (Asti) ha una tradizione di vini di qualità recentemente ci è capitato di degustare la Barbera d’Asti DOCG “Sorì dei Mori” di questo enopolio. Il colore è rosso rubino con riflessi granata e buona limpidezza. Il naso si apre a profumi fruttati, di ciliegia e prugna matura. La bocca conferma il gusto di frutta rossa, i tannini sono in buon equilibrio e la struttura complessiva è importante. Buona persistenza. Abbinamenti classici di questo nobile bere sono primi corposi, secondi di carne, formaggi. Alcool 13,5. Costo per bottiglia da 750 cc.: Euro 7,20.  (Degustato a Pecetto, il 30 ottobre 2012)

www.vinchio.com – Tel. 0141.950903 – info@vinchio.com

martedì 6 novembre 2012

La Casa nel Bosco compie dieci anni e Paolo Monticone la celebra da par suo.

Paolo Monticone è un amico da vecchia data ed è stato anche uno di quelli che mi ha fatto capire cosa vuol dire "essere" un giornalista che è diverso da "fare" il giornalista, o come si dice oggi, il comunicatore. Paolo è stato per anni l'anima del bisettimanale  La nuova provincia di Asti che ha anche diretto, ha co-fondato e diretto Il Corriere dell'Astigiano, è un esperto del territorio e dei suoi prodotti, è di Asti fino al midollo ed è un uomo forte. Legge il Grillomangiante e mi regala questa chicca giornalistica che parla di un ristorante che ormai è diventato un mito per chi ama il buon cibo, La Casa nel Bosco, nota al grande pubblico per i successi televisivi di qualche anno fa alla Prova del Cuoco, compie dieci anni e Paolo la celebra da par suo. Volentieri quindi riservo spazio a lui e alla famiglia Filippetti.  
 
 
Nel Settembre del 2002, a cominciare la sua seconda vita dopo la prima in cui si era occupato di Marketing per alcune tra le più note case vinicole piemontesi ed italiane, Gianni Filipetti apriva, insieme alla moglie Guglielmina Risotti, nel verde intenso dei boschi e dei noccioleti della natia Cassinasco, porta della Langa Astigiana, la “Casa nel Bosco”. Iniziava così un’avventura di ristorazione tra le più interessanti degli ultimi decenni nell’Astigiano. Gianni e Mina (i nomi con cui ora sono universalmente noti ad una clientela fatta per più di due terzi da affezionati ospiti stranieri) sono infatti diventati i sapienti custodi dei prodotti del territorio, soprattutto quelli della Langa astigiana, che utilizzano ogni giorno per confezionare piatti semplici e curati, profumati e ricchi di gusto, tutti nel solco della tradizione delle campagne del sud Piemonte che fanno riferimento ad agnolotti del “plin”, taglierini, vitello tonnato, carne cruda, brasati e stracotti, formaggi di Langa, dolci di nocciole e torroni. Due sale e due dehors (uno ad est ed uno ad ovest, così si sempre a favore di luce) ed il vero km. Zero per l’orto (400 metri quadri), il giardino di aromatiche ed il frutteto con una sessantina varietà, dai meli antichi, alle marasche al ribes. Il menu è scritto, ma sempre spiegato e la cantina è essenziale ma non certo povera: cento etichette per la grande maggioranza piemontesi. Si spendono tra i 25 ed i 29 euro, vini esclusi. Oggi, a poco più di dieci anni da quel settembre, con una ristretta brigata di cucina di cui fa parte anche il figlio Francesco, Gianni e Mina possono vantare – senza troppa enfasi, per carità, che piemontesi di Langa sarebbero, se no – “trofei” di non poco conto, tra cui la citazione su alcune tra le più accreditate guide italiane e straniere (anche su una danese, bellissima, che guarda al Piemonte del buon mangiare attraverso i personaggi che lo animano) e, nel 2008, la vittoria assoluta al concorso televisivo “La prova del cuoco”, popolare trasmissione condotta su Raiuno da Antonella Clerici. Per festeggiare il decennale di attività nella bella “Casa nel Bosco”, accogliente trasformazione di un rudere di Langa che avrebbe dovuto diventare la casa di campagna della famiglia Filipetti, Gianni e Mina hanno scelto la strada della misurata ma sincera cordialità della gente del posto: una coppa di Moscato d’Asti ed un vasetto di confettura di frutta della casa a tutti i clienti del mese dei dieci anni. Una promozione conclusa, ma se ci si presenta con gli auguri, magari…
 
                                                                                                                    Paolo Monticone
 
 
 

domenica 28 ottobre 2012

Etichette. BALOSS

Inizio da oggi una nuova rubrica dal titolo autoesplicativo, "Etichette". Ospiterà assaggi e degustazioni effettuate da Grillomangiante e ne parlerà, come sempre, senza condizionamenti e dal punto di vista di chi consuma e ama il buon vino.

"Baloss" -  Monferrato Rosso, DOC
Abbiamo assaggiato questo Merlot vinificato in purezza e prodotto dalla Cascina Christiana di Nizza Monferrato (Asti), zona di grandi Barbere. Al colore si presenta rosso rubino vivo, con riflessi aranciati, di buona limpidezza. Al naso i profumi sono delicati, di frutta matura, con note speziate e di legno. Alla bocca il gusto è sapido, complesso, caldo e avvolgente, di buona tannicità e persistenza. Vino corposo, adatto in abbinamento a salumi, primi importanti e secondi di carne. Piccola produzione. Alcool 13,5. Costo per confezione da 6 bottiglie: Euro 54,00 + IVA.ww

(Degustato in Torino, il 28 ottobre 2012)
CASCINA CHRISTIANA Strada San Michele, Nizza Monferrato, Asti. WWW.CASCINACHRISTIANA.COM

sabato 27 ottobre 2012

+ DI UN GELATO per cambiare il mondo.

L'amico Mel Menzio, editore e direttore del settimanale moncalierese IL MERCOLEDI', mi invia questo pezzo di presentazione di un gelato che, come recita il nome, è + DI UN GELATO, in quanto la sua produzione è collegata ad un'iniziativa sociale che tende ad offrire un'occasione a coloro che a seguito della crisi generale in cui ci dibattiamo, hanno bisogno di riqualificazione professionale.
Grillomangiante volentieri dà spazio a questa iniziativa e invita tutti i grillimangianti ad andare ad assaporare + DI UN GELATO al Salone del Gusto.


+ DI UN GELATO PARTECIPA

A CAMBIARE IL MONDO.
+ di un Gelato parteciperà sabato 27 ottobre al Salone del Gusto e Terra Madre 2012, tra i maestri del gusto della città di Torino. E se lo slogan scelto da Slow Food quest’anno è “i cibi che cambiano il mondo”, questa sarà una partecipazione a pieno titolo, essendo + di un Gelato non solo prodotto gastronomico di eccellenza, ma vero e proprio progetto di cooperazione e cambiamento.  Frutto di un’idea della Cooperativa Insieme, specializzata nei servizi socio-assistenziali ed educativi, + di un Gelato si colloca all’interno di un disegno più ampio, volto a promuovere l’occupazione lavorativa alle migliori condizioni economiche, sociali e professionali.  Il nome + di un Gelato è stato scelto proprio perché il progetto prevede, attraverso la produzione di un gelato artigianale, un obiettivo più ampio, quello di creare opportunità di lavoro per persone giovani e meno giovani, vittime del contesto di crisi generale e con necessità di riqualificazione.  Attualmente nel progetto lavorano circa 15 persone. Sono nella maggior parte giovani che hanno voglia di imparare un mestiere e che vengono formati secondo la più antica arte dei Mastri Gelatieri italiani grazie alla preziosa collaborazione di Alfio Tarateta che segue + di un Gelato nell’aspetto tecnico.  Con + di un Gelato la Cooperativa Insieme ha voluto inoltre investire su un prodotto di eccellenza, artigianale e a km 0.  Dai gelati alla frutta alle creme e i cioccolati, tutti i gusti e prodotti di + di un gelato sono preparati solo con materie prime fresche, di provenienza certificata e di prima scelta. Ad eccezione del cacao, che arriva da Colombia e Venezuela, delle banane e del pistacchio, rigorosamente di Bronte in Sicilia, gli ingredienti derivano da una filiera che opera in Piemonte, e che garantisce caratteristiche di vera genuinità e freschezza.  La frutta, di stagione, proviene da cooperative agricole selezionate e, in particolare, dal fondovalle della Valle Varaita; le nocciole usate per preparare i gusti di Gianduja e Nocciola, sono le Nocciole DOP dell’alta Langa; il latte e la panna sono freschi di giornata e arrivano ogni mattina da un consorzio di aziende agricole del settore. Non viene utilizzato nessun tipo di conservante. In questo modo il gelato è davvero fresco, sano e naturale.    Insomma, se ci sono cibi che possono cambiare il mondo, il gelato di + di un gelato è sicuramente uno di quelli.

domenica 21 ottobre 2012

I Ceretto, ambasciatori del territorio.


 

Roberta Ceretto possiede il talento di saper raccontare con eleganza e sottile autoironia. L’occasione è un workshop su “Marketing e innovazione tecnologica” e Roberta esordisce con una fiera dichiarazione di identità: “.. i Ceretto sono barolisti”. La platea, composta in gran parte di giovani manager della Granda, viene presa per mano dal parlare semplice e misurato di Roberta che racconta del Blangè, operazione di marketing intuitivo, che negli ’80  ha dato una svolta all’azienda, poi sottolinea l’importanza della bottiglia, dei diversi prodotti,  le etichette, le installazioni d’arte e le mostre, gli incontri con gli agenti, il commerciale, il “non farsi mancare niente” rappresentato dai due ristoranti e dagli investimenti sulle nocciole. Un “markettaro” direbbe che parla di package, comunicazione, eventi, p.r., diversificazione, chi l’ascolta invece resta impressionato dal grande lavoro che questa Azienda fa sul territorio, con il territorio e per il territorio. Questo legame forte spiega  anche la sobrietà della visit card, su cui non sarebbe fuori luogo aggiungere "Ambasciatori del Territorio".

lunedì 27 agosto 2012

Mentone 1 - Al Petit Prince cucina francese, senza eccessi.

Mentone perla di Francia” avvisa il cartello che accoglie coloro che arrivano da Roquebrune, contando sul mare cristallino e sul delizioso microclima favorito dalla protezione delle montagne che fanno di questa località un ottimo posto per rilassarsi, dedicarsi a passeggiate romantiche sull’antico sentiero dei doganieri, o a sudate mitiche sulla promenade du Soleil.Anche il palato trova qui le sue belle soddisfazioni, per esempio al restaurant Le Petit Prince (59 Promenade du Soleil - tel. 04 93 41 66 05 – apertura da lunedì a domenica dalle12alle 14 edalle 19 alle 22), inserito nell’albergo Prince de Galles, un Best Western di buon livello, dove si gusta una cucina francese di tradizione vocata al pesce ma non solo. Quattro i menu disponibili, secondo la migliore tradizione d’Oltralpe: il menu du jour a euro 17,90, ideale per che ha poco tempo o poca fame, il m. du marché a 23,50 che cambia ogni giorno a seconda di quello che offre lo storico mercato alimentare al coperto, il m. du Petit Prince a 31,00 e per i veri gourmand il m. Gastronome a 40,00 dove il foie gras si spreca. Per chi non si accontenta delle possibili combinazioni offerte dai menu, c’è sempre la carta. Noi abbiamo provato ravioli di spinaci e uno stinco di agnello su letto di fagioli e pomodoro, deliziosi. Carta dei vini di livello (tutti prodotti francesi, chiaramente), servizio veloce e disponibile, ottimo rapporto prezzo/qualità. Ideale per chi voglia fare esperienza di cucina francese conservando un buon ricordo non annacquato dalle salse di cui i cugini continuano a fare un uso per lo meno eccessivo.

sabato 17 marzo 2012

Ho conosciuto Mr. Chen...

Nel romanzo “Un’ottima annata” di Peter Mayle, un certo Mr. Chen dal suo ufficio affacciato sul porto di Honk Kong commerciava in vini straordinari che i facoltosi acquirenti non  avrebbero mai bevuto. Il gusto non era importante , perché come dice Mr.Chen “… questo vino non si beve: si vende e si compra. E’ un investimento.” Quelle parole mi sono rimaste in testa, fino a quando non ho conosciuto Mr. Chen. E’ successo una sera dello scorso novembre, nella Langa più vera e profonda, in una cantina di nicchia persa tra le colline. Una trentina di investitori e di appassionati, riuniti da un noto gruppo di private banking, io tra gli eletti solo per amicizia e per la mia nota passione per i grandi vini. Mi sono rasserenato, il Mr. Chen che ho conosciuto io non è un freddo e spietato businessman cinese di Honk Kong, è un francese raffinato che parla un italiano perfetto perché vive nel nostro Paese e ha saputo trasformare la propria passione per i grandi cru e chateau  della sua terra, in una professione. Lui i vini li conosce, li acquista e li assaggia. C’è un caveau dove vengono tenuti i vini in una banca di una città svizzera, dove ogni anno gli investitori sono invitati per una sessione di degustazione dei vini sui quali hanno scelto di puntare i propri soldi. Per il resto la serata è trascorsa a tavola, tra le reinterpretazioni della tradizione di uno chef stellato e alcuni assaggi di nettari francesi della fine del secolo scorso. Al rientro le luci punteggiavano i paesi di Langa.

venerdì 6 gennaio 2012

Della superiorità (almeno per me) della Barbera d’Asti.

Mario Giagnoni mi cita nel suo recente articolo "Il credo del Barbera d'Asti", pubblicato a pagina 189 di Spirito di Vino www.spiritodivino.biz , attualmente in edicola, colpito dalla mia dichiarata partigianeria a favore della Barbera d'Asti, come unica barbera possibile, un "credo" appunto. Mi attribuisce inoltre il buon Mario un "trattato sui vini del Piemonte" che altro non è che una breve testimonianza, o meglio una dichiarazione di amore verso questo vino grande nella sua modestia che riporto di seguito a beneficio dei "Grillimangianti" interessati all'argomento.

Della superiorità della Barbera d’Asti.
Sgombriamo subito il campo: la mia passione assoluta per la Barbera, attenzione “la” non “il” Barbera, non nasce dal fatto che, ancora bambino, è stato il primo vino che ho conosciuto. Non è la sindrome del primo-amore-che-non-si-scorda-mai, altri gradevoli e impegnativi incontri enologici ho avuto nella mia vita di bevitore, ma il confronto ultimo, quello che spesso dopo una serata di degustazione di rossi tornando a casa macino nella mente, l’archetipo di quello che dovrebbe essere un buon vino, inteso come vino buono, è sempre lei, la Barbera. E per me la Barbera è sempre è soltanto la Barbera d’Asti. Si sa che questo vitigno è un donatore universale, nasce in Piemonte, il primo documento in cui si accenna alla Barbera è del XVII secolo ed è conservato nel Municipio di Nizza Monferrato, ma con nomi differenti si trova in tutta la penisola oltre a essere il vitigno italiano più utilizzato oltreoceano. Storicamente la prima volta che la Barbera acquista dignità è nell’”istruzione”, letta dal Conte Nuvolone, l’8 novembre 1798, alla Società Agraria di Torino e pubblicata nello stesso anno con il titolo “Sulla coltivazione delle viti e sul metodo migliore di fare e conservare  i vini”. Dice Nuvolone: “… quest’uva nel Vercellese e nel Canavese è chiamata Ughetta, dai Novaresi Vespolina, e sotto la denominazione di Barbera è molto coltivata nella frascheja d’Alessandria, e nell’Astigiana”. Dina Rebaudengo nella sua fondamentale opera “I vini del Piemonte”, del 1966, chiude l’argomento affermando che “La zona classica del Barbera è stata, ed è, quella della Valle del Tiglione nell’Astigiano”. E’ come sempre innanzitutto una questione di terreni e di microclima che in questa parte di Monferrato astigiano dalle colline argillose e dolci più di quelle di Langa, dalla favorevole esposizione al sole che permette pure lo sviluppo dell’olivo, la Barbera trova il suo habitat ottimale. Il colore è rosso rubino da giovane tendente al rosso granato dopo l’invecchiamento. Il profumo è intenso e fruttato, delicatamente vinoso. I sentori sono di prugna matura e ciliegia marasca, di mora e lampone. Sapore asciutto, di buon corpo e con adeguato invecchiamento diventa più armonico, gradevole e di gusto pieno. Il passaggio in barrique ne smussa l’acidità rendendolo più armonico. La diversità della Barbera d’Asti, che per lungo tempo è stato un limite allo sviluppo di proposte di qualità, negli ultimi anni è divenuta una ricchezza che si è trasformata nell’istituzione di tre sottozone: Nizza, Tinella e Colli Astiani. La Barbera (d’Asti), infine, trova nella sua grande duttilità e personalità il motivo principe della mia partigianeria, un vino che sa dare emozioni, fermo e sapido in giovinezza, maturo senza “baroleggiare” quando invecchia. Sempre la Rebaudengo dice che “Tuttavia anche nelle altre provincie piemontesi questo vitigno dà ottimi risultati” e  la differenza è una linea sottile che separa l’ottimo dalla perfezione.